Per scaricarlo cliccaci sopra La Psicoterapia Primitiva  

 

PREMESSA

La Psicoterapia Primitiva nasce nel 1993, anzi, per essere più precisi, circa qualche milione di anni fa e non l’ho inventata io, ma la Natura (o il buon Dio per chi ci crede). Io le ho solo dato un nome.
Questo libro nasce dalle ceneri del precedente: “Guarire la mente tornando ad abbaiare” (Ipsia Editore, 2011) che conteneva appunto la “Psicoterapia Corporea Primitiva” in forma sintetica; qui le ho dato spazio totale. Il filo comune che lega i due libri è cercare di sottolineare l’importanza, nonché la mancanza, della nostra parte animale, bandita dalla civilizzazione, ma, di fatto, presente in modo abnorme e, per altro, nemmeno più “animale”, poiché gli animali non si abbuffano quanto gli umani che, invece, accumulano di tutto.

 

Qui non ho usato, oltre a “Psicoterapia Primitiva”, il termine “Corporea” perché  una psicoterapia “primitiva” è per forza anche “corporea”. Contiene quindi  le mie osservazioni dopo circa 35 anni di viaggio tra i vari orientamenti psicoterapeutici, da paziente e allievo,  ma anche da psicologo e psicoterapeuta (anche se già a 6 anni, lavoravo in nero, dovendo ascoltare le beghe parentali da mia madre). Il libro precedente, frutto di appunti scritti del 1993, aveva uno stile un po’ ironico, questo sarà più “sentimentale” perché sono più vecchio.

Volutamente, questa volta, non ho voluto un Editore, evitando così una serie di “paletti”. Quindi mi scuso anticipatamente per tutti gli errori ortografici, grammaticali, refusi e ditate sulle pagine, che non ci sarebbero stati con un correttore di bozze. Ho pure l’aggravante che tendo a non rileggere per pigrizia, pazienza.

 

Questo libro è per tutti, Impazienti (che per me sono i pazienti) e Pazienti ( che per me dovrebbero essere gli Psicoterapeuti, spesso spinti dall’irrefrenabile voglia di intervenire con la loro bella teoria imparata durante la specialità che abbiamo fatto) l’intento è che sia comprensibile e fruibile  a chiunque e  se così non sarà, vorrà dire che non  sono ancora riuscito a scrollarmi di dosso tutte le teorizzazioni – spesso lontane dal naturale svolgersi delle cose – che ho attraversato nel mio percorso tra la “Psicognagnola”, come la chiamava mia madre, ex contadina Veneta (civilizzata Milanese), per sott’intendere che le teorie Psicologiche erano un modo per non affrontare la vita per quella che è. Non male come affermazione, povera mammina ruspante, o forse più povero io.

 

Per chi pensa che questa “Psicoterapia Primitiva”, comporti tornare nelle grotte con la clava, o andare ad abbracciare le sequoie, chiarisco subito che per non distruggere noi stessi e il pianeta non occorre mettersi l’anello al naso e fare la danza della pioggia, ma semplicemente (si fa per dire) reintegrare la propria parte animale che percepisce profondamente cosa determina la nostra sopravvivenza e cosa no; che non si fa addormentare dalle chiacchere e promesse di benessere emotivo attraverso il possesso di persone e oggetti; che è in contatto con la paura e il dolore corporeo e quindi animale, che ci salva dalla alienazione schizoide della società civilizzata  la quale ci fa “vivere” sorridenti come ebeti mentre ci  cade il pianeta in testa, sia da un punto di vista economico, psicologico e ahimè, ecologico (che  tradotto vuol dire: peggior salute fisica e chili di farmaci per chi può o potrà permetterseli, per tirarti avanti come una salma).

 

INTRODUZIONE: il fallimento della Psicoterapia

 

Per far comprendere cosa sia la “Psicoterapia Primitiva” è necessaria una breve panoramica sul mondo della cura psicologica della persona a tutt’oggi e sulle critiche (incontestabili dalla realtà) che le vengono mosse.

Cominciamo a citare due libri, scritti da due autori eminenti come James Hillman e Micheal Ventura: “Cent’anni di psicanalisi. E il mondo va sempre peggio” (Garzanti, 1993) e la seconda edizione dello stesso: “Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio” (Cortina, 1998).

Se non avete voglia di leggerli eccovi un estratto della presentazione dei libri: “Nonostante il Novecento sia stato il secolo della psicoterapia, una vera e propria industria che può contare su un numero elevato di scuole e terapeuti e su un ricco stuolo di clienti, il mondo non ha smesso di costituire un luogo inospitale: guerre, oppressioni, disastri ecologici,  lavori alienanti. Il paradosso è che la gente è in terapia e il mondo peggiora. Troppo protesi verso noi stessi e la nostra interiorità, ci dimentichiamo dell’esterno, delle cose che non vanno nel mondo. La terapia psicologica si è trasformata così in una pratica reazionaria (leggi “omologata al sistema”o “conservatrice” o “accondiscendente allo stato delle cose”), mentre occorrerebbe una psicoterapia rivoluzionaria, agganciata alle cose, al mondo esterno, alla politica”.

Gli autori erano comunque degli ottimisti, poiché dal 1998 le cose nel mondo sono peggiorate. Stiamo infatti assistendo a una anestesia crescente della popolazione mondiale che si ritrova un mondo dove l’1% è più ricco (cioè detiene le risorse per la sopravvivenza) del rimanente 99%. Senza per ora parlare delle condizioni a cui andiamo incontro (molti ci son già andati) da qualsiasi punto di vista circa la qualità della vita, non ultimo l’irreversibilità del sistema climatico e quindi dell’inquinamento del cibo, dell’acqua, dell’aria che farà più morti di cancro che  di tutte le guerre messe insieme, con la differenza che il nemico, stavolta,  non si vede.

Naturalmente non sto parlando delle condizioni dei paesi più poveri da sempre, ma di potenze come gli Stati Uniti, la Russia, l’Europa, ecc. dove la famosa “forchetta” che divide ricchezza e povertà, si sta sempre più allargando, dove la classe media sta sparendo e il potere è sempre più concentrato nelle mani di pochi.

In che senso il mondo “va sempre peggio”?

 

Sia chiaro: non sto facendo un discorso di epoche o di negazione dei progressi e vantaggi della civilizzazione anche solo in campo medico, senza questi, saremmo ancora nell’800 dove 6 bambini su 10 morivano, o del fatto che  negli ultimi 100 anni la popolazione da circa un miliardo è passata a 7, il che certifica che si sopravviva di più (sul come ci sarebbe da discutere). Il discorso è sul processo involutivo dell’animale Umano, che è cominciato migliaia di anni fa con il suo allontanamento costante dalla parte animale per lasciare il posto alla sua parte autodistruttiva (che come vedremo in seguito non è la parte animale). Tale processo avanza inesorabilmente verso l’alienazione (fino all’autodistruzione) della nostra specie,  il tutto appoggiato proprio dalle conquiste della sua intelligenza “Umana”   in termini di strumenti sempre più raffinati di dominanza sugli altri. Questi ultimi comportano la modificazione del mondo sia per chi li attua, sia per chi riceve “il trattamento”. In altre parole, in primo luogo tocca l’economia, che ha delle conseguenze a cascata sulla qualità della vita dell’Umano, sia dal punto di vita materiale e quindi fisico, che psicologico ed ovviamente  ecologico.

Per ottenere questo è necessaria una violenza “che non si vede”, e oggi  si riesce a camuffarla  trasformandola in una aggressività a norma di legge che fa scelte perfino sulla nostra salute fisica.

Un tempo succedeva esattamente la stessa cosa, con la differenza, che andando indietro ci si avvicina di più all’animale Umano, e gli strumenti non erano così deleteri, potevano quasi essere paragonati a quelli degli animali propriamente detti, e cioè: rapporto di possibile prevaricazione tra simili 1:1. Per capirci, un  Leone può confrontarsi con un solo leone alla volta per decidere chi mangia per primo o altro, ma su un gruppo ristretto di Leoni; oggi un Umano può dare un “ordine” e non lasciare neanche gli avanzi “dell’osso” a milioni di persone. Ancora di più: a partire dalle varie rivoluzioni industriali, si è prodotta una ricchezza per pochi e una accettabile sopravvivenza, almeno fino a qualche decennio fa, per molti. Infatti, fino ad allora, si poteva avere facilmente un lavoro, una casa, dei figli, senza doversi indebitare ed essere costretti a una vita alienante. In pratica si sono create  nuove forme di schiavitù, e questo processo di accumulo di risorse per un numero sempre più ristretto di Umani ha richiesto  sistemi di produzione energetica “sporchi, ma  redditizi” per tener buono il popolo che accende il condizionatore o il Suv, senza rendersi ben conto, ad esempio, dalle scorie radioattive che ci ritroveremo per migliaia di anni, del cibo OGM che mangiamo, degli effetti dell’innalzamento della temperatura terrestre, ecc.

Capiamoci, non sto dicendo: “colpa di quei quattro cattivoni“, se non erano quelli erano altri, sto parlando di un processo che l’Umano ha in sé è che avrebbero fatto altri Umani.

Se vogliamo proprio dare una responsabilità a qualcuno, dovremmo parlare di tutti quelli che nei secoli dei secoli hanno cercato di capire l’Umano e di porre un rimedio a questo processo inarrestabile teorizzando sull’Umano di tutto, meno che la cosa più semplice: le leggi che regolano la sua natura e come siano state stravolte. Hillman e Ventura si interrogano su cosa non abbia fatto la Psicoanalisi prima e la Psicoterapia dopo, perché il mondo non andasse sempre peggio, ma io vorrei allargare anche a tutte le teorie o strategie che indagano sula natura dell’essere Umano, filosofi compresi, che non sono mai state complete e non hanno prodotto cambiamenti, proprio perché non sono state “pensate” dalla nostra parte animale.

Non è possibile un processo di civilizzazione senza reprimere alcuni aspetti della nostra natura, in particolare quelli legati alla vitalità e alla sopravvivenza.

Ovvio che non sono arrivato io a dire come gira l’elica e ad offrire soluzioni. Come già detto non ho teorie, ho solo ascoltato  quelle degli altri e ho semplicemente concluso, che “al fin della fiera”, mi convince di più e spiega tutto, la teoria di  cui parla la Natura stessa con i fatti e da millenni. Quindi la seguo finché non mi reinserisce nel suo ciclo dandomi un nuovo ruolo come cibo per vermiciattoli.

 

Per comprendere cosa sia la Psicoterapia Primitiva (che in realtà, inconsciamente chiunque lo sa) dobbiamo capire o meglio osservare,  chi è e come è fatto l’animale più evoluto di tutte le specie: l’essere umano, appunto.

Continua… solo per chi lo scarica a sbafo 🙂