…GIorgio era tempo che le stava dietro, ma c’era di mezzo Egidio, un guidatore di autobus di linea di cui lei era follemente innamorata, ma non ricambiata. A Nicoletta piacevano i silenzi di Egidio, uno che parlava poco, gli sembrava un tipo misterioso. Invece Egidio, al di fuori del suo autobus non sapeva mai che cazzo dire ed era semplicemente combattuto tra pensieri tipo: “adesso che gli racconto a questa? che so curvare con l’autobus facendo inclinare la gente da una parte, ma con il controsterzo raddrizzarla? che da quando non mi si è rotto il navigatore cambio tragitto ogni due per tre? che una volta ho caricato un cugino di Albano? e se non lo conosce…?” insomma, era come Salvini: se non si scriveva le cose il giorno prima non poteva parlare.

Per fortuna, a causa di una grave forma di raucedine, Egidio e Nicoletta per un paio di settimane non si videro, in quanto non conoscevano il linguaggio dei segni; lei per rimediare la comunicazione mancante, si era portata delle registrazioni del professore di latino, ma purtroppo lui rispose che non credeva al Papa.

Quindi Giorgio se ne aprrofittò e la invitò a cena, malgrado lei lo avvertì che aveva ancora un fortissimo mal di gola e che aveva il terrore di prendere freddo. Ovviamente GIorgio si organizzò, e vista la stagione fredda, oltre al riscaldamento a palla aveva nascosto nel sedile posteriore due stufette al Neon e un estintore, alimentati da un generatore nel portabagagli. Quindi, con un bel 40 gradi l’andò a prendere sotto casa mentre sul cruscotto spuntavano i primi frutti tropicali.

Durante la cena, Giorgio fece di tutto per colpirla; si versò un goccio di vino per atteggiarsi a Sommelier: “ah, buon perlage, fruttato quanto basta e…”, proprio quando il cameriere stava ancora finendo di sparecchiare per i clienti precedenti portandogli via anche la bottiglia di aceto fruttato. Giorgio sorrise fingendo di aver scherzato mentre l’aceto cominciava ad asfaltargli i pochi villi intestinali risparmiati dalla gastrite. Ma Giorgio non si scoraggiò, voleva sembrarle onniscente e quindi con una mano sulla fronte e Wikipedia in mezzo alle gambe, le parlò dal reddito pro-capite dello Zambia, fino ad elencargli le varianti della zanzara tigre. Lei sospettò qualcosa quando lui disse anche; “errore 404, pagina non trovata”.

Insomma, per farla breve, quando la riportò sotto casa, lui spense la macchina e cercò di baciarla. Lei naturalmente non ne aveva nessuna intenzione, ma essendo una ragazza molto timida e con un gran senso di colpa e bisogno di espiazione, per cambiar discorso le chiese di spostare la macchina per non far sentire la musica a palla di Gigi D’Alessio che per lui era un must della limonata in macchina.
Fu così che mentre spostava la sua Ford Ka Plus, con 13 rate già pagate, non vide quei dispositivi per parcheggi privati e ne scradicò uno rompendo la coppa dell’olio. Quando Nicoletta vide Giorgio piangere come un bambino guardando la sua macchina ormai inservibile, si senti molto in colpa per non averlo baciato! Gli offrì di riportarlo a casa con la sua macchina e gli consigliò di far venire un meccanico ad aggiustare la sua. Mentre lo accompagnava a casa con la sua macchina, lui era sempre  triste e sconsolato, mentre Nicoletta continuava a ripere: “è colpa mia che ti ho detto di spostare la macchina”. Giorgio si fermò di colpo e capì che era giunto il momento di approfittare del senso di colpa di lei. Sornione, le disse quindi che doveva scegliere: o passare una notte con i sensi di colpa per avergli indirettamente distrutto la macchina, oppure baciarlo per rimediare al danno fatto, almeno moralmente. Lei non ci pensò neanche un secondo;  scese dalla macchina, aprì il suo portabagagli e con il Cric si spacco il suo parabrezza con due colpi secchi. Risalì in macchina e coprendosi la gola con un sacchetto dell’Esselunga se ne andò dicendogli: “e adesso siamo pari!”. Nicoletta, oltre essersi portata a casa una laringite cronica, si tenne anche il senso di colpa per aver chiesto di spostare la macchina pur di non baciarlo e la rabbia per aver distrutto il proprio parabrezza ed essere tornata a casa praticamente in motorino e senza casco.

Morale: se per il senso di colpa non colpisci gli altri, alla fine comunque colpirai te stessa.