IL MARE TI CURA (LA TESTA DI MINCHIA)

Diciamolo, quante vaccate in meno faremmo e diremmo stando in una burrasca in mezzo al mare? Tu dirai: “faccio meno danni a stare a terra” ah sì? e Trump, allora? e Renzi, Salvini, Di Maio, Macron, Merkel, ecc. ? Insomma, è straprovato che le minchiate si fanno a terra, e il Comandante Schettino non fa eccezione, perché lui stava trombando, cosa sana, è Costa Crociere che a terra ordinava: “passate a 150m dalla costa per farci pubblicità così possiamo fare più soldi, altrimenti finite a fare i comandanti su un traghetto del lago di Como quando c’è nebbia, cioè sempre”. Ma ti pare che uno mentre tromba dica: “amore, avviciniamoci agli scogli che mi eccito di più”.

In spremuta: il corpo non mente, come diceva Lowen; tu prova a cogitare sui massimi sistemi e perderti una strambata (quando la vela di “dietro”, la cui base è una putrella o boma, passa all’improvviso da una parte all’altra della barca); dal pensare alla legge di bilancio ti ritrovi a quella di Archimede: “un corpo immerso in un liquido dopo una bomata, riceve una corona di fiori” punto. È come se Valentino Rossi durante un GP si soffermasse a pensare al manuale del perfetto motociclista; farebbe solo in tempo a ricordarsi il manuale del perfetto coglione prima di diventare farina; non deve pensare quando corre, ma sentire i ricettori del corpo che gli dicono da che parte spostare il culo per non cadere, fine.

Non voglio essere banale e dire che pensare fa male, ma più banalmente che la rovina del mondo da qualsiasi punto di vista, cioè della salute mentale, della sopravvivenza materiarle, dall’inquinamento e il cancro a cui siamo destinati, dalle risorse economiche concentrate in 4 segaioli del potere, della mancanza di futuro per le nuove generazioni, ecc. è dovuto all’attività del pensiero, condizionato da una psiche malata che cerca di risolvere problematiche prettamente psicologiche-depressive, con il controllo esterno, cioè cercando di compensare (per non soffrire, ma in realtà progettando minuziosamente la fossa per tutti) questo vuoto sottovuoto emotivo rimpinzandosi di social, consumismo sfrenato, immagine, soldi, ecc. che procurano danni immensi perché è come se uno col motore che non parte, si mettesse a cercare dentro l’abitacolo tutte le combinazioni di pulsanti che fanno ripartire la macchina; se non apri il cofano puoi creare dei sistemi matematici raffinatissimi e sulle variabili dei bottoni, ma lì rimani, finché muori per l’anagrafe, per la vita eri già morto a 20 anni.

La prova più provata e l’evidenza più evidente di questo, è l’ultimo rapporto contenuti nel rapporto annuale del Wwf sulla biodiversità, il Living Planet Report 2018, preparato da un pool di 50 esperti in collaborazione con la Zoological Society of London: “Sovrasfruttamento e modifiche degli ambienti naturali, cambiamento climatico, inquinamento, specie invasive, dighe e miniere. Tutte azioni dell’uomo che sulla natura hanno avuto un effetto devastante. E anche sulla fauna, perché dal 1970 al 2014 il 60% degli animali sulla Terra è stato spazzato via”.

Che c’entra? È tutta l’attività di un pensiero perverso dell’umano, che è tanto più perverso quanto più inconsciamente si scava la fossa da solo pensando di migliorare la qualità della vita e la sua sopravvivenza sul pianeta terra. L’animale non pensa, agisce di vero istinto e mai si sognerebbe di intervenire sull’ambiente che è la sua sopravvivenza. Certo, l’animale sta soccombendo proprio perché non razionalizza, non sa costruire minchiate una a ridosso dell’altra e muore per questo, non può difendersi dalla pazzia, per paradosso dovrebbe avere in sé la pazzia analitica nostra per combatterci e rimanere “sano”. O sei sano o sei un minchione e un minchione distrugge sé e gli altri.

Avrete capito a cosa serve una barca a vela – a motore è già da menomati, per goderti e preservare la natura la inquini con petrolio, col ciclo produttivo che te la costruisce coi cessi auto-caganti, ecc. – a curarci spegnendo la mente; se parti per un viaggio usando le risorse della natura (il vento, il pesce, l’acqua piovana, ecc.) non puoi pensare minchiate perché fai disastri, non ci sono pensieri, ma risposte agite alle percezioni che il mare ti fa arrivare e tu devi rispondergli nel modo giusto (se non è giusto te lo fa capire lui) ; è la natura che dirige e tu non pensi, ma ti sbatti seguendo i suoi suggerimenti, non il contrario come avviene a terra, e se ti distrai a pensare e non senti cosa ti dice il mare e il cielo, ti trovi impiccato a una drizza (una corda che tira su le cose, ma non usatela come Viagra naturale, non funziona).

Anche nella mia esperienza di Psicominchione devi stare attento al pensiero, perché già a fare il curatore di Psicognagnole non devi pensare ai libri e manuali che hai studiato, se no finisci a essere un grande pensatore e applicatore di teorie nevrotiche e ti distrai dall’osservare quello che succede al paziente davanti a te, come quello che in barca si concentra a guardare se una vela sfrutta perfettamente il vento e non vede che si sta infilando in una petroliera alla fonda, con una tromba d’aria che sopraggiunge, una falla sottocoperta, un fulmine sull’albero, gli scogli, l’ancora a strascico insieme alla lenza e a sua moglie, ecc. Prova ne è che se la Psicoterapia avesse osservato cosa sta succedendo nel mondo reale invece che al paragrafo 23, capitolo terzo del libro: “Applicazione multidisciplinare di tecniche terapeutiche comparate a sta minchia” (non cercatelo che non esiste), forse avrebbe aiutato a produrre un’umanità più attaccata alla terra che a Instagram.

Anche la mia esperienza velica, piena di titoloni con cui riempirsi la bocca e l’ego, può essere pericolosa, perché in barca potrei ogni volta pensare a “cosa fare in caso di” secondo uno che è morto affondato in un porto, se alla mia età sono ancora vivo, forse devo ringraziare di più la barchetta che avevo sul lago a 4 anni e non capendone una mazza ho cominciato a sentire che regole e azioni mi chiedeva per muoversi. Per mia fortuna, prima di farmi i ”titoli cartacei” mi sono fatto il mazzo con le successive bagnarole che ho avuto in giro per i mari, non avendo mai letto niente, ma con tutti i sensi aperti per ascoltare cosa diceva il mare o il cielo prima di fare una boiata.

Tutte le volte che ho portato in giro persone, sia gruppi di pazienti o semplicemente vacanzieri, ho imparato a misurare la lunghezza della scopa nel culo di ognuno, immaginatevi ad avere in barca una persona che soffre di attacchi di panico e tu, tronfio “Comandante” e pure “Psicologo” non sentire, come un animale con i suoi cuccioli, quale è il limite sopportabile di stress, o meglio di “allontanamento dalle false sicurezze terrene”; mai forzare la mano, ma è l’unica strada per riportare le persone in sé.

Per concludere, personalmente ritengo che l’attuale società si sia discostata troppo con la mente e col corpo da quella saggezza animale che è in noi. Non dimentichiamoci che siamo Primati, la forma più evoluta, ma che sotto la “mutanda sociale” agiamo con gli stessi comportamenti loro, solo che diventano dannosi in quanto grazie o per sfiga della corteccia noi possiamo costruire armi, centrali nucleari, e dominare milioni di persone, cosa impossibile e per fortuna, per un animale inferiore che però vivrebbe in un mondo pulito e che si rinnova senza processi irreversibili quali il cambiamento climatico causato da noi umani.

Ovviamente è troppo tardi per tutto e non lo dico io, ma i dati, ma se almeno vogliamo morire senza maschera dell’ossigeno su una macchina a guida autonoma ed elettrica (fintamente ecologica perché l’elettrico, nel ciclo produttivo utilizza solo un 10% di energia rinnovabile) o parlare col fruttivendolo via Facebook, dobbiamo ridare spazio ai sensi e metterci via la testolina di minchia che siamo diventati.

Niente come una barca a vela ti riporta a te stesso, perché ogni volta che ti fai un pippone pensando, e non “ascoltando e sentendo” cosa dicono il mare, il cielo e il vento, la dolce brezza diventa una scoreggia che ti ribalta, così impari a non ascoltarlo, minchione.