UTILIZZA IRONIA E UMORISMO.

L’umorismo è il contrario dell’ironia. Facendo ironia si annuncia ciò che dovrebbe essere, fingendo di credere che è precisamente quello che è. Esempio: “ed ecco che arriva Paolo con i suoi modi garbati, la finezza che lo contraddistingue e la sua celeberrima discrezione” (mentre Paolo arriva con un braccio fuori dal finestrino mentre nevica, sputando una cicca, stereo a palla, vestito da gioppino). Utilizzando l’umorismo, invece, si descriverà scrupolosamente quello che è, dando a credere che è proprio così che le cose dovrebbero essere. Esempio: “ Guada! arriva Paolo, Dio, che classe, come sputa la cicca dal finestrino…e come sta bene con la maglietta bucata mentre nevica, lui sì che sa sgommare da vero uomo”. Quindi, esercitatevi con i commenti, ma attenzione al sarcasmo (fare battute denigratorie sulla persona in modo apertamente aggressivo).

SVILUPPA UN “CARATTERE” COMICO

Costruirsi un “carattere” comico significa in parole spicciole “recitare una parte”. Avete mai notato che amici sbadati o troppo rigidi nelle loro idee diventano spesso simpatici?  Pensate a una ragazza sbadata che sale su una macchina di uno sconosciuto pensando sia quella del fidanzato che aspettava o che mette il cellulare in frigo. Questo meccanismo universale fu chiamato “l’insociabilità del comico” da Bergson  (“il riso”, da comperare). Secondo tale principio, qualsiasi comportamento (inconsapevole) che non rientra nelle “regole” della socialità susciterebbe una risata negli altri che avrebbe la funzione di “richiamare” la persona alle convenzioni sociali. Sappiate che le persone che mettono in atto tale carattere sanno sotto sotto l’effetto che ottengono. Si può quindi far finta di essere distratte, piuttosto che smemorate, dietrologiste all’estremo, pignolissime o indecisissime. I comici di professione conoscono bene questa regola.

CREATI UN REPERTORIO

In un famoso studio condotto con studenti universitari, si evidenziò che le persone che “fanno ridere”, hanno una memoria da elefanti. Questo gli serve per crearsi un “repertorio” di risposte e battute nelle situazioni più disparate. Se vi capitasse di frequentare comici professionisti per 24 ore al giorno scoprireste che in fondo non fanno che ripetere un repertorio più ampio; le stesse battute le fanno con persone diverse, il loro trucco è la naturalezza, che la fa sembrare inventata sul momento. L’intuizione improvvisa arriva ogni tanto, il 90% è repertorio personale. Quindi, annotatevi su un quadernetto tutte le espressioni o battute che vi fanno divertire, all’inizio farete un po’ di fatica a scriverle, ma poi vi accorgerete di averle memorizzate senza fatica e sperimentarle vi farà capire il tempo comico con cui dirle.

IMPARA AD USARE L’AUTO-IRONIA

Avner Ziv  (psicologo all’Università di Tel Aviv) sosteneva che ridere di sé stessi presenta dei vantaggi: affrontare positivamente il timore detestato del proprio difetto; allontanare l’aggressività degli altri; conquistare la stima degli altri. Attenzione: utilizzare auto-ironia non vuol dire denigrarsi o farsi piccoli, ma saper elegantemente comunicare la capacità di saper sorridere di un proprio difetto di cui si è consapevoli. Per esempio, una ragazza con un seno molto abbondante potrebbe dire: “non capisco come mai mi viene da cadere in avanti, dicono tutti che sono piatta”.

IMPARARE A SDRAMMATIZZARE

E’ provatissimo che il riso sia un’ottima difesa dall’ansia; da quella di tipo sessuale (ansia da prestazione, ecc.), all’ansia dovuta a una prestazione scolastica. Sarà capitato a chiunque di trovarsi in una situazione difficile (es. un’esame) e verificare come da una tensione che si taglia con un coltello, si possa passare alla “rottura” di una risata di gruppo che di colpa ridimensiona il problema.  Il “trucco” è proprio questo: esercitatevi a guardare le catastrofi più drammatiche da altri punti di vista, non fossilizzatevi solo su quello che appare. Non è un caso che subito dopo ogni tragedia circolano immediatamente battute e barzellette sul caso. Non è cinismo, ma è una grande risorsa di sopravvivenza per l’essere umano fin dai tempi più antichi. Poiché, come diceva

Friedrich Nietzsche: “E’ inutile prendere troppo sul serio la vita…tanto non se ne esce vivi….”