• Pericolo 1: Psicoterapia da bar

Un rischio frequente è trasformarla in una seduta di psicoterapia nella quale raccontare le nostre disgrazie. Spesso ci dimentichiamo che il collega non fa lo psicologo/a, e 9 su 10 ci dà il consiglio che ci potrebbe dare la nonna insieme alla merenda. Ma poco importa, basta che ci ascolti, anzi, basta che ci guardi e faccia dondolare ogni tanto la testa. Pensate onestamente a quanto ascoltate chi si viene a lagnare con voi e di conseguenza immaginatevi quanto potete far felice chi si accolla il vostro malloppo. Purtroppo ognuno di noi pensa sempre di essere specialissimo e che la gente non dorma per sapere che vi succede dentro. Il rischio vero è che si creano aspettative di comprensione che poi vengono puntualmente deluse. Per evitarla? Provate ad andare a bere il caffè con quei colleghi che pur di continuare a parlare sempre di loro si infilano il caffè nelle orecchie. Vi passerà  la voglia di raccontare i fatti vostri perché saprete come ci si sente ad ascoltarli…una pausa deve essere una pausa per tutti i partecipanti, e nelle pause migliori si ride, non ci si lamenta.

  • Pericolo 2: Oralità della pausa caffè

Nei momenti di stress le persone ricorrono spesso all’oralità, intesa come bisogno di portare alla bocca in modo compulsivo, cibo, café, sigarette, tappi della biro, etc. Se durante il lavoro non è possibile fare ciò, la pausa café diventa il momento in cui ingozzarsi, come per “sostenersi” dal crollo imminente. In realtà si crea un circolo di dipendenza orale che si autoalimenta, poiché dà l’illusione della scarica della tensione lavorativa, ma in realtà (specialmente con café e sigarette) la rimanda aumentandola.

  • Pericolo 3: Nascita di relazioni sentimentali

Essendo la pausa un momento di sospensione della concentrazione è ovvio che la disponibilità a intrattenere rapporti emotivamente più gratificanti si fa sentire. Le più grandi bufale sentimentali le si prende proprio sul posto di lavoro, dove l’idea di tornare alle scartoffie fa diventare interessante il rag. Filini dell’ufficio sinistri. Pare che circa il 45% delle relazioni avvengano in ambiente lavorativo e galeotta è la pausa café. Tenendo conto che ogni corteggiamento comporta circa 87 “offerte” di pause café, è consigliabile passare all’orzo o portarsi dietro lo strumento della pressione. Inoltre, come diceva la nonna: “la legna si fa fuori dal bosco”, metafora per dire che se tagli gli alberi nel bosco, prima o poi te ne arriva uno in testa. Ergo: non c’è niente di peggio che rivedersi tutti i giorni se la relazione finisce.

  • Pericolo 4: Pettegolezzi e cattiverie

Pausa caffè: quale migliore occasione per scambiarsi qualche confidenza magari maligna?. In genere, la premessa è: “rimanga tra noi” che in realtà significa: “non diciamolo ai marziani”.  Infatti, dopo questa premessa in genere ci dicono qualcosa che altri 12 ci hanno detto. Ogni nostro commento allargherà il pettegolezzo, per cui entriamo a pieno titolo nella “storiella”. Chi ti racconta un pettegolezzo mira soprattutto a sapere che posizione prendiamo per poi utilizzarla a piacere. Avrete poi notato le varianti alla stessa storia che l’essere umano riesce ad elaborare; per cui un suggerimento del capo-ufficio diventa dopo “tre passaggi” una pubblica lapidazione. Nel pettegolezzo, il delatore in genere utilizza due voci: una normale per quello che ha detto lui, una da deficiente per quello che ha detto l’altro.

  • Pericolo 5: Progetti, inviti, Public Relation

Mai come durante la pausa caffè ci si impegna in cene, inviti e progetti per il fine settimana. Naturalmente il Venerdì si disdice tutto trovando mille scuse. Questo è l’effetto “muovere la lingua non costa niente” tipico di quando uno si rilassa. Il cervello subisce un corto circuito per cui non ci si ricorda che dire di fare una cosa è diverso che farla. E’ un po’ come, se nel momento che la si dice la si stesse già facendo con la mente, per cui una cena insieme non è fatta più di andare a fare la spesa e cucinare, ma si sedersi, mangiare e buttare le stoviglie dalla finestra.