1) Perché gli uomini quando vivono da soli non si lamentano di fare “lavori da donna” e quando invece si sposano tendono a delegare a lei (si.. siedono)?

 Innanzi tutto la prima regola del lamentoso professionista è trovare qualcuno a cui scassare i timpani, e i muri purtroppo non li hanno. Secondariamente, una volta sposato o convivente, passato il primo periodo (due ore) nel quale si mette le pattine anche per farsi la doccia (che poi non farà più inventando un’allergia al sapone neutro) i neuroni del cervello si incrociano e gli fanno sfornare l’equazione: donna + presenza = mamma, diventa quindi imprescindibile il pensiero: “oh, mi ha fatto lei e adesso  mi accudisce”. In terzo luogo il maschietto solitario evoluto può scoprire la sua parte femminile senza pensare: “ecco, ho fatto il bucato, sono omosessuale” e accogliere in sé il piacere di disporre della sua casetta, che diventa un po’ il suo  “Io”.  

  2) Per una donna fare i lavori in casa, oggi, spesso,  è mortificante, per un uomo a volte no. Come mai?

Solo per alcune donne è mortificante, per altre diventa il loro punto d’orgoglio e se entri in cucina senza permesso ti ritrovi  il piede in una tagliola per cinghiali. Codeste si realizzano  tra le mura domestiche e sbrigare le faccende di casa è un modo per dire ai familiari: “guardate, questo è quello che faccio per voi, per essere amata” in genere i maschietti pensano: “scusa, ma per essere amata non è meglio metterti in Guepiere?” insomma, non capiscono. Per altre donne i lavori domestici sono una maledizione, il manifesto del loro fallimento lavorativo. Per altre, realizzate lavorativamente, diventa un “gioco”da fare ogni tanto, ma non tanto e poco ogni.
Per i maschietti la faccenduola è differente, se lavorativamente sono sufficientemente appagati, fare i lavori domestici diventa eseguire un lavoro senza carabine di capoufficio puntate, o un modo per entrare in competizione con la partner, infatti di preferenza cercano di conquistare la cucina buttando avanti il gatto per evitare eventuali tagliole. Inoltre,  una femminuccia sbriga le faccende domestiche senza vantarsi, mentre per  un maschietto una camicia stirata diventa un’opera d’arte da condividere da Picasso in su.

 3) Andiamo verso un ribaltamento dei ruoli?

Più che ribaltare i ruoli stiamo ribaltando le identità.. Mi spiego: alcune femminucce hanno fatto proprio il  modello maschile, e sono passate da far la calzetta a produrle. I maschietti, stanchi di fare “Rambo” cominciano ad assaporare l’identità del “mammo” o peggio del “figlio della moglie”. Entrambi contravvengono alle ragioni della natura. Solo poche fortunate sono riuscite a realizzarsi lavorativamente rimanendo fedeli alle loro caratteristiche “femminili” e solo pochi  fortunati sono riusciti a lasciare la rigidità del modello maschile senza perderne i punti di forza. In sintesi, si cambino pure i ruoli, ma senza perdere la propria identità che è collegata al nostro benessere più profondo, se no corriamo il rischio di andare  verso la felicità celebrale e l’infelicità emozionale.